La mia storia con il pane inizia alcuni
anni fa quando sono entrata a far parte di un gruppo d’acquisto
solidale. In questo gruppo c’erano già alcune donne che facevano
saltuariamente il pane in casa ed erano alle prime armi, ma mi hanno
subito contagiato con il loro entusiasmo e con la storia del bimbo e
del pulcino.
Ricordo ancora la prima volta che
ricevetti questo ‘bimbo’ in un barattolo di vetro accompagnato da mille raccomandazioni e
avvertenze sui ‘capricci’ che avrebbe potuto fare: se non cresce,
tienilo al calduccio, ad una temperatura di circa 25°-28°; se
cresce troppo e poi si sgonfia, rinfrescalo… Insomma, un altro
figliolo!
Il ‘bimbo’ non era altro che un
pezzetto di pasta lievita da pane, il cosiddetto ‘lievito
dell’amicizia’ perché passa di mano in mano come un dono
prezioso, il LIEVITO MADRE.
Superata l’emozione iniziale ho
iniziato a documentarmi sull’argomento e a fare i primi tentativi
di panificazione. Ed ho scoperto un mondo fantastico!
Innanzitutto mi sono chiesta: che
differenza c’è tra una levitazione con Lievito Madre e una con il
classico cubetto di lievito di birra?
Il lievito madre si forma per la
fermentazione naturale della farina con l’acqua, ad opera dei
numerosissimi batteri presenti nell’aria, nell’acqua e nella
farina, specialmente se questa è macinata di fresco ed è ottenuta
da grano coltivato con metodo biologico, meglio ancora se
biodinamico, nel quale tutta la flora batterica che protegge il
chicco resta attiva e vitale fino alla fermentazione nella pasta
madre.
Il lievito di birra è un concentrato
di un fungo, il Saccharomyces cerevisiae che si otteneva un
tempo da colonie coltivate su un substrato di malto (da qui il nome),
oggi dai microrganismi presenti in un sottoprodotto della
barbabietola da zucchero tramite una lavorazione industriale. Una
bella differenza!
Ci sono numerosi vantaggi nel farsi il
pane in casa col lievito madre: mangiandolo regolarmente rinforziamo
la flora batterica intestinale aumentando le nostre difese
immunitarie, così come accade con lo yogurt e tutti i cibi
fermentati. Ma non solo: nella crusca dei cereali è contenuta una
rilevante quantità di acido fitico, un acido che per essere
metabolizzato deve legarsi a preziosi minerali quali ferro, calcio e
magnesio, creando dei sali chiamati fitati che essendo
insolubili si portano via i suddetti minerali dal nostro organismo
esponendoci al rischio di anemia e decalcificazione delle ossa.
Nell’involucro del chicco di grano, se coltivato in modo naturale e
senza sostanze chimiche, sono presenti come abbiamo detto, enzimi,
microrganismi e batteri molto importanti per l’innesco della
fermentazione. Ce n’è uno in particolare, chiamato fitasi,che
durante la lunga lievitazione e la permanenza nell’ambiente acido
tipico della lievitazione naturale, riesce a degradare i fitati
rendendoli innocui. Questo processo non avviene nella lievitazione
con lievito di birra né tanto meno con i moderni lieviti chimici
normalmente usati dalla maggior parte dei panificatori.
Mi sono convinta quindi che valeva
veramente la pena spendere del tempo per imparare a fare il pane in
casa con lievito madre, a beneficio della mia salute e di quella di
tutta la famiglia.
L’occasione non è tardata a venire,
infatti dopo pochi giorni che guardavo con aria interrogativa il mio
bimbo nel vasetto di vetro in frigo, mi è capitata l’occasione
giusta: una giornata di panificazione presso un’azienda agricola
fornitrice di farine e formaggi del gruppo d’acquisto solidale. E’
stata un’esperienza fantastica!
Da quel giorno ho dedicato il mio tempo
libero all’approfondimento e all’esplorazione delle varie
tecniche, fino ad arrivare al ‘mio modo’, quello che si adatta
con i miei orari e i miei impegni. Perché sì, è vero, è
importante seguire scrupolosamente tutti i procedimenti per avere un
pane perfetto, ma ancora più importante è riuscire a trovare il
nostro modo personale di fare il pane, quello che ti permette di
farlo quotidianamente apportando tutti i benefici alla nostra salute.
Prima di raccontarvi il mio
procedimento, due parole sulla farina. La farina migliore per fare un
pane davvero salutare è quella che deriva da grani coltivati col
metodo biologico, meglio ancora biodinamico, per non introdurre
sostanza chimiche nel nostro organismo, ma soprattutto per avere a
disposizione tutti gli enzimi e microrganismi necessari alla
lievitazione e alla fitasi. Deve essere una farina macinata di
fresco, visto che molte vitamine importanti già vengono dimezzate
dopo soli 8 giorni dalla molitura. L’ideale sarebbe munirsi di un
minimulino da tavolo. Deve essere macinata a pietra per non scaldare
la farina ed evitare così la perdita del germe di grano ricchissimo
di vitamina E, cosa che avviene con la molitura a cilindri (tipica
delle farine del supermercato). Con la molitura a pietra è possibile
ottenere solo farine integrali o semintegrali, in qualche raro caso
anche la 0. E’ certo però che la farina 00 è stata macinata a
cilindri e quindi è priva non solo della crusca ma anche del
prezioso germe di grano.
Ma non basta. La cosa più importante
da tenere ben presente quando si sceglie la farina per fare il nostro
pane quotidiano, con in animo lo spirito di rifornirci di qualcosa di
veramente nutriente e salutare, è la varietà del grano. E’
veramente importante che questa sia una delle tante varietà di grano
antiche che fortunatamente oggi sempre più produttori stanno
ritornando a coltivare: Frassineto, Gentilrosso, Gentilbianco, Verna,
Inallettabile, Sieve, Canove, S.Pastore, Solina, per citare solo
alcune delle numerose varietà nazionali; Red Fife e Marquis, antico
e unico vero manitoba del Canada. L’importanza di questa scelta
deriva dal fatto che dal secondo dopo guerra in poi tutti i cereali
(e poi anche gli ortaggi e la frutta) sono stati sottoposti ad
esperimenti con l’utilizzo di radiazioni da raggi gamma allo scopo
di creare nuove varietà che avessero delle caratteristiche utili
all’industrializzazione della panificazione alla
commercializzazione del pane. Attualmente in Italia nel 90% delle
coltivazioni di grano sono impiegate varietà moderne modificate
geneticamente dalle radiazioni con conseguenze ancora non del tutto
accertate ma già abbastanza evidenti sulla salute delle persone
(allergie, intolleranze ma anche diabete e colesterolo possono in
parte dipendere dalle modificazioni genetiche avvenute nel DNA del
grano che mangiamo tutti i giorni).
Questa consapevolezza mi ha
definitivamente convinto che era davvero necessario ri-organizzare la
vita quotidiana includendo l’argomento ‘pane fatto in casa’.
Ed eccoci dunque alla ricetta:
La prima
cosa da fare arrivando a casa con il vostro bimbo è metterlo nel
frigo, dentro ad un barattolo di vetro grande almeno il doppio della
pallina di lievito, con un coperchio appoggiato sopra (un piattino da
tazzina x es.) in modo che non sia chiuso ermeticamente, ma possa
respirare (ricordatevi che è vivo!).
Potete lasciarlo in frigo senza
timore per 4-5 giorni, se non prevedete di fare il pane subito. Al
momento che decidete di usarlo, bisogna per prima cosa fare il
‘Rinfresco’, ovvero aggiungere farina e acqua in modo da
aumentare la quantità di lievito a disposizione per poterne usare
una parte e conservane l’altra.
Rinfresco:
pesate la vostra pallina di lievito e aggiungete pari
quantità di farina e metà quantità di acqua tiepida.
Es. 100gr pesa il LM + 100gr di farina
+ 50gr di acqua = 250gr
Lavorate fino ad ottenere un impasto
omogeneo, tracciatevi una croce col coltello e ponete a lievitare in
una zuppiera coperta da un asciughino in un posto al riparo dagli
spifferi (es. dentro al forno) per 3 ore.
Dopodichè il vostro LM è pronto per
essere usato.
Se avete bisogno di una maggiore
quantità di lievito avete 2 possibilità: o fate 2 rinfreschi
consecutivi e quindi dopo 6 ore avete 625 gr di lievito (sempre se
eravate partiti da una pallina da 100gr) oppure aggiungete il doppio
della farina e la stessa quantità d’acqua e dopo 3 ore avete 400gr
di lievito. Vi torna? No?
1° possibilità: faccio un secondo
rinfresco subito dopo il primo, quindi:
250gr pesa il LM dopo il primo
rinfresco + 250gr farina + 125gr acqua = 625gr
2° possibilità: metto doppio peso
di farina e pari peso di acqua, quindi:
100gr pesa il LM prima del rinfresco +
200gr di farina + 100gr di acqua = 400gr
La scelta dipende sia da quanto LM vi
occorre, sia da quanto tempo avete.
Nel primo caso (2 rinfreschi
consecutivi) la flora batterica del lievito è molto vitale ed è
necessario usare questa procedura (c’è chi ne fa anche 3
consecutivi) per lievitazioni pesanti come quelle del panettone,
pandoro ecc.. dove occorre un lievito molto forte e vivo. Certo anche
il pane verrebbe meglio, ma non si può stare a fare 2-3 rinfreschi
tutti i giorni prima di fare il pane (e chi ce la fa?!) diciamo che
per un pane quotidiano decente basta che il rinfresco sia stato fatto
al massimo 2 giorni prima.
Cosa
fare se vi siete dimenticati il ‘bimbo’ in frigo per una
settimana?!
Dopo 7-10 giorni da quando vi hanno
regalato il bimbo, vi ricordate all’improvviso che avete messo una
pallina di lievito dell’amicizia in un barattolo di vetro nel
frigo: Augh!!!! Accorrete e il poverino appare grigio, abbassato
verso il fondo e per giunta con delle sacche livide in qua e
là…aiutoooo il bimboooo!!!
Tranquilli, i bimbi hanno mille
risorse, ecco il rinfresco di rianimazione:
100gr di LM cianotico + 100gr di farina
+ 50 gr acquina a 38° + 1 cucchiaino di miele biologico millefiori
non raffinato (ovvero non deve essere stato scaldato e quindi sarà
solido se siamo d’inverno e sarà liquido o semiliquido se siamo
d’estate)
Impastate come al solito e vedrete che
dopo 3 ore sarà bell’e guarito!
Se volete, per sicurezza potete, in
questo caso, fare un secondo rinfresco consecutivo: avrete così un
bimbo vispo e sgambettante, ma non è strettamente necessario per un
pane quotidiano decente (per il panettone sì!)
A
questo punto…facciamo il pane!
Per prima cosa si fa il Polish:
80-120gr di LM + 400gr farina + 400gr acqua tiepida. Sbattere energicamente con una forchetta o un cucchiaio, oppure se avete tempo la meglio è impastare con le mani perché c’è un contatto più diretto (ricordatevi che la persona e soprattutto lo stato d’animo sono un ingrediente!) fino ad ottenere una crema dalla consistenza dello yogurt. Ponete a lievitare al riparo dagli spifferi per 5-8 ore (il tempo necessario dipende dalla temperatura: più è vicina a 25° e più fa prima, più è fredda e più ci mette più tempo a lievitare).
Io faccio così: se so che la mattina
sono in casa, metto a lievitare il Polish la sera prima di andare a
letto, così me lo ritrovo pronto la mattina per fare l’impasto, i
folding e la cottura; se invece sono in casa di pomeriggio, metto a
lievitare il Polish la mattina prima di uscire, così me lo ritrovo
dopo pranzo pronto per l’impasto.
I segni per vedere se il Polish è
pronto sono le bollicine in superficie e le crepettine tra una
bollicina e l’altra.
Procediamo all’impasto
aggiungendo al Polish 600gr di farina + 200gr di acqua
tiepida + 10gr di sale (facoltativo)
Lavorate la pasta dal basso verso l’alto senza schiacciare con il palmo della mano, ma solo ripiegando l’impasto su se stesso, fino a quando non si stacca agevolmente dalle dita (circa 10 minuti), mettiamola a lievitare sempre al riparo dagli spifferi. Dopo 1 ora (30min se nel forno a 25°) facciamo il primo Folding ripiegando la pasta ai 4 lati come un fagotto, e dopo un’altra ora (o 30min se nel forno a 25°) facciamo il secondo. Aspettiamo un’altra ora (o meno) di lievitazione.
Accendiamo il forno a 250° e versiamo l’impasto
in uno stampo grande da plum-cake foderato con un asciughino
infarinato e lasciamo lievitare ancora circa 15-20min, mentre aspettiamo che il forno si
scaldi alla massima temperatura. Questo per dare la forma di un filone al pane. Inforniamo
il più rapidamente possibile rovesciando l’impasto
sulla teglia rovente e abbassiamo la temperatura a 200° per 1 ora.
Le indicazioni relative alla cottura si riferiscono al mio forno,
quindi quello che vi suggerisco è di seguirle alla lettera la prima
volta che fate il pane e da lì regolarvi per le volte successive.
Dopo che è stato sfornato il pane,
per essere veramente salutare ha bisogno di un periodo di riposo
(l’ideale sono 24 ore) durante il quale i batteri e gli enzimi che
sono sopravvissuti al centro della pagnotta (il
Pulcino), dove la temperatura rimane più bassa (cosa che
non avviene con pani di dimensioni ridotte), possono ripopolare l’intero pane e renderlo vivo per
intero!
Complimenti alveolatura fantastica!!!
RispondiEliminaGrazie Carmelo! :)
EliminaBuon pane, anch'io lo faccio ma no viene ben come
Eliminaquesto uso il LDB e faccio la biga la sera prima
brava comunque :D
Da tempo guado con ammirazione chi fa il pane con la pasta madre, ma sono stata frenata dal fatto che mi sembrava complesso far parire il lievito, ora grazie al tuo blog ho scoperto che anche vicino a casa mia ci sono "spacciatori di pasta madre", ora non ho più scuse e questo post è dettagliatissimo. Grazie mille!
RispondiEliminaCiao Raffaella bravissima e dettagliata come al solito, volevo sapere come creo il lievito madre?A te e stato regalato ma da me solo io faccio il pane ma con il lievito normale, vorrei provare la tua ricetta ,prenderò della farina bío.grazie e stupendo blog
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